Sardegna, novembre 1934. E’ una mattinata come tante altre quella in cui Tore e Giuliano si incontrano all’alba, intenzionati a trascorrere una tranquilla giornata di caccia nella località di Terrazzu. Appostatisi dietro ad un costone roccioso in attesa del passaggio dei tordi, chiacchierano amabilmante del più e del meno stuzzicando pane e pecorino, ignari del fatto che di lì a poco le loro vite cambieranno per sempre. All’improvviso, infatti, avvertono uno sparo, e lungo la strada che si snoda sotto il loro rifugio scorgono il temibile esattore Frau, meglio noto come Sciacallo, che si accascia grottescamente sul suo calesse. Un terribile equivoco e il disperato tentativo di uscirne travolgerà da questo momento in poi i due amici, conducendoli infine con un drammatico epilogo all’arresto e poi alla lunga detenzione nella lontana Cuneo. Ma per Tore che lascia nella sua terra la giovane moglie e due figli ancora bambini, il carcere non significherà solo sofferenza: proprio dietro quelle sbarre infatti incontra la maestra Pina, che gli insegna finalmente a leggere e scrivere. Dapprima titubante, poi sempre più entusasta, si tufferà a capofitto in questa nuova scoperta, ripercorrendo i propri ricordi e quelli dei suoi compagni di cella col realismo semplice ma impietoso tipico dei più umili. Brillante opera d’esordio, La rivincita di Tore può essere letto come un affresco vivace e quasi folkloristico della Sardegna del secolo scorso, che grazie al tocco lievemente ironico riesce a catturare il lettore trascinandolo con leggerezza da un aneddoto all’altro, oppure, più profondamente, come una denuncia dei tanti mali più o meno occultati che hanno permeato la società di un tempo come quella di oggi.
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